Questa e' la storia della mia "conversione", nel
senso di conversione del tetto, o come dicono qui in terra di Albione
loft conversion.
Ecco
cominciamo dal fatto che, C il mio muratore nonche’ manager del
progetto, ha dovuto ritardare l’inizio dei lavori di una settimana:
“Sa il tempo brutto ci ha fatto ritardare la fine del progetto in
corso e quindi posso venire da lei solo dopo la prima settimana di
settembre”. Ma va bene, tanto siamo in vacanza. Certo, tornare la
domenica e poi trovarsi i muratori in casa il lunedi potrebbe essere
traumatico, ma con un po’ di organizzazione posso provare a
preparare la casa per il grande evento: liberare lo stanzino che
verra’ distrutto, impacchettare tutti i vestiti e i soprammobili
non necessari per evitare la polvere, liberare il giardino e
l’accesso laterale, avvisare i vicini dell’imminente sconquasso
che rendera’ la loro vita una miseria per 3 mesi senza il beneficio
della stanza in piu’ alla fine del progetto....
Certo ce la posso fare, quindi armata di lista delle cose da fare chiamo di nuovo a inizio agosto per accertarmi della data esatta e sul ricevimento del deposito. C risponde: Ah no, la data di inizio lavori, mi dispiace, dovra’ slittare di un’altra settimana. Facciamo che cominciamo dopo la meta’ di settembre cosi’ lei puo’ tornare dalle vacanze tranquilla. Si ma vorrei anche scoperchiare il tetto quando il tempo ancora regge che, si sa, il tempo inglese e’ rinomato per la sua costanza...nell’essere bagnato. Ecco vedermi scendere acqua di bufera nel mezzo dell’autunno cambridgiano con temperature che in Italia potrebbero essere considerate siberiane, non e’ tra i primi punti della mia famosa lista. Tra l’altro essendo una fervida seguace di Murphy sono convinta che piu’ mi servira’ il tempo asciutto e piu’ piovera’. In casa nessuno scappa dalla Legge della Sfiga, mia sorella puo’ confermare.
Ecco parlando di lista, non abbiamo neanche incominciato che gia’ devo cambiare tutte le date e le mie priorita’. Il 30esimo della sorella capita a un mese dall’inizio dei lavori, che corrisponde al momento in cui dovrebbero finire lo scheletro esterno. Che faccio? Oso mancare all’appuntamento con la sorella che potrebbe causare una guerra fredda che in confronto quella tra USA e URSS sembrava una lite tra amanti, oppure lascio il progetto nel momento piu’ delicato tutto in mano a Lui? Decido che posso sopravvivere ad un costoso sottotetto storto e pieno di spifferi, ma non all’ira di Zizzania, come chiamo amorevolmente la mia cara sorellina.
Bene,
e’ tutto deciso allora, si comincia il 15 settembre. No invece.
Perche’? Perche’ i due fratelli che hanno la ditta che monta le
impalcature hanno litigato e adesso si sono divisi. Uno dei fratelli
si e’ tenuto la maggior parte dei materiali e dice a C che
verra’ lui, l’altro dice di non pensarci neanche, che la meta’
della roba e’ anche sua e quindi pure lui deve dire la sua su cosa
montare e cosa non montare, e che progetti seguire. C, come
capirete meglio in questo diario, e’ un uomo buono ma non dotato di
sensibilita’ sottile. Ritrovandosi nel mezzo della faida familiare,
ha riagganciato il telefono dicendo di risolversi i problemi fra di
loro e che aveva bisogno dell’impalcatura entro la
fine della settimana. Altro ritardo quindi ma grazie a C, sai benedetto, siamo il 19 di settembre e i lavori sono cominciati!
Sono in giubilio, in effervescenza, in uno stato di eccitazione paragonabile a quella di un bambino a Gardaland. Dopo tanta attesa, il resto non puo’ che andare bene. La lista, la terza, e’ stata aggiornata, tutte le priorita’ riarrangiate, tutto rientra nei piani, si parte!
24 minuti, 24 miseri minuti ai primi problemi. Vedo uno dei cowboy della ditta arrampicarsi senza scale a mo’ di scimmia sul tetto della cucina delle vicine al n1.
Dico:
“Avete chiesto alle ragazze in afftitto?”
“Si
certo ma dovevano avere conferma dal proprietario di casa...”
“E quindi?”
“Non
ce l’abbiamo ancora.”
“Allora
guarda scendi da li, che uno mi fai impressione a quell’altezza, e
due non comincio ad inimicarmi il vicinato per queste cose. Ci vado
proprio adesso a chiedergli il permesso, di persona, voi aspettate un
15-20 minuti che tra poco ritorno.”
“Ma
come, cosi tanto? Allora noi finiamo adesso e torniamo domani.”
“Ma
sono solo le 4:30 del pomeriggio, siete arrivati solo mezz’ora fa!”
Non ci si crede, se ai miei tempi retribuiti, fossi tornata a casa prima delle 6 di sera, si sarebbero alzate una sfilza di sopracciglia, incluso quelle del capo che mi avrebbero fatto capire che meno di 10 ore di lavoro al giorno non erano accetabili. Sono cose che nel tempo ho imparato vivendo qui’: uno, non e’ vero un cavolo che gli inglesi hanno faccie poco espressive, e due ho sempre saputo di lavorare nel ramo sbagliato.
Per
fortuna riesco a rintracciare il padrone di casa del n1 che
gentilissimo mi viene incontro e accetta di “ospitare” due pali
sul suo tetto, per la durata dei lavori. Che brava gente, che persone
squisite, sto ancora complimentandomi con la mia fortuna quando noto,
sulla via del ritorno, che i cowboys hanno messo dei pali anche sul
viottolo del garage del n3.
Per
poco non mi parte un embolo.
Guardo meglio, si si, ci sono ben tre pali, uno dei quali e’ sistemato davanti alla porticina del giardino, no dico, in mezzo! Stavolta li strozzo, appena tornano domani gli faccio una filippica che se la ricorderanno fino alla pensione. Corro a casa a scrivere una lettera di scuse e glie la infilo nella buca delle lettere. Poi vedo movimento in casa e busso alla porta.
Guardo meglio, si si, ci sono ben tre pali, uno dei quali e’ sistemato davanti alla porticina del giardino, no dico, in mezzo! Stavolta li strozzo, appena tornano domani gli faccio una filippica che se la ricorderanno fino alla pensione. Corro a casa a scrivere una lettera di scuse e glie la infilo nella buca delle lettere. Poi vedo movimento in casa e busso alla porta.
“Ciao sono T del 2. Mi dispiace tanto per l’impalcatura.”
“Ciao,
si ho visto la tua lettera. Non ti preoccupare, hanno chiesto il
permesso prima di installarla. A noi non da fastidio.”
“Ah.
“
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